Luigi Illica
Luigi Illica nacque il 9 maggio 1857 a Castell'Arquato, figlio di Geltrude Zappieri e del notaio Diogene Illica, un uomo dagli ideali repubblicani e liberali che educò il figlio ad apprezzare questi valori.
Era un ragazzo dal carattere focoso e indisciplinato e non andava bene a scuola, né al ginnasio a Piacenza né al collegio a Cremona. Così il padre decise di imbarcarlo come mozzo di bordo su un mercantile al porto di Genova nella speranza di calmare il suo carattere ribelle. Dopo quattro anni in mare Luigi ritornò “in famiglia” e fu inviato in una casa di campagna in Val d’Arda dove, nella quiete delle colline arquatesi, nacque la sua ambizione di fare l’autore. Scrisse versi poetici e un dramma in un atto, “Hassan”, che fu rappresentato al Teatro Filodrammatico di Castell’Arquato nel 1875, quando Illica aveva solo diciotto anni.
In quegli anni l’Impero Russo attaccò l’Impero Ottomano, in parte per difendere i cristiani oppressi nei Balcani e in parte dall’ambizione di estendere il suo potere sulle ricche terre della Bulgaria e della Romania. Il giovane Luigi, spinto dalla sua indole battagliera, si arruolò come volontario nell’esercito russo-rumeno e partecipò nel 1877 alla battaglia di Plevna in Bulgaria in cui morirono 40.000 soldati russi e 25.000 turchi.
Al suo rientro in Italia passò un periodo a Roma nel 1878. Qui collaborava al periodico letterario “Spartaco” del cugino Carlo Mascaretti. Luigi amava la vita bohémienne dello scrittore, in cui talvolta si lavorava dodici ore al giorno senza pausa, e altri giorni si poteva andare liberamente a spasso.
In quegli anni Milano era il centro del movimento chiamato “la scapigliatura”, composto da artisti con cappelli e vestiti disordinati e idee moderne, spesso anarchici. Affascinato da quest’ambiente, nel 1879 Luigi si trasferì nella capitale lombarda come cronista del “Corriere della Sera”, stringendo amicizie con i più noti personaggi del mondo artistico milanese.
Poi, nel 1882, andò a vivere a Bologna per lavorare al “Don Chisciotte”, un quotidiano della democrazia radicale repubblicana cui collaborava anche il grande poeta Giosuè Carducci. Nella capitale emiliana Illica faceva parte di un movimento radicale e repubblicano che suscitava le ire di Antonio Cuzzo-Crea, direttore della Gazzetta dell’Emilia, conservatore e monarchico.
Credendo erroneamente che Cuzzo-Crea avesse fatto circolare degli scritti anonimi che diffamavano Luigi e il padre Diogene, il giovane giornalista sfidò il rivale a un duello in cui Carducci avrebbe fatto da padrino. Combatterono con la sciabola in una villa bolognese e Illica perdette una parte dell’orecchio destro ma ferì Cuzzo-Crea sulla fronte. Non a caso, Illica è sempre ritratto con la testa girata, per nascondere l’orecchio mozzo!
Tornato a Milano, nel 1883 presso il Teatro Manzoni furono rappresentati “I Narbonnier-Latour e “Il conte Marcello Bernieri”, opere teatrali di enorme successo sia a Milano che in tutta Italia. Nel decennio successivo scrisse altre nove opere teatrali. Alcune ebbero grande successo, come “Gli ultimi Templari”, ma altre furono fiaschi clamorosi. “L’eredità del Felis”, scritto nel 1891 in dialetto milanese, è considerata la migliore opera di Illica per il teatro di prosa.
Nel frattempo, aveva cominciato a scrivere testi o “libretti” per il teatro lirico, collaborando a “Il vassallo di Szigeth” del compositore istriano Antonio Smareglia, rappresentata a Vienna nel 1889.
In quegli anni stavano emergendo quattro giovani compositori toscani che avrebbero trasformato il mondo dell’opera: i lucchesi Alfredo Catalani e Giacomo Puccini, il fiorentino Alberto Franchetti e il livornese Pietro Mascagni.
Nel 1892 Illica partecipò alla creazione dell’opera “Cristoforo Colombo” di Franchetti per il Teatro Carlo Felice di Genova per commemorare il 400° della scoperta dell’America da parte del grande navigatore genovese. Per Alfredo Catalani Illica scrisse “La Wally”, che ottenne alla Scala un successo travolgente che purtroppo il giovane compositore non poté mai replicare: l’anno successivo morì di tisi.
“La Wally” portò comunque Illica a collaborare con Casa Ricordi, la più importante casa editrice musicale italiana di allora, che distribuiva le opere dei suoi compositori in tutto il mondo, fornendo anche bellissimi disegni per scene e costumi creati da artisti di grande livello come Alfred Hohenstein e Leopoldo Metlicovitz.
In quel periodo Giacomo Puccini, considerato da Casa Ricordi il compositore più promettente tra quelli sotto contratto, aveva litigato con tutti gli scrittori che stavano collaborando al libretto dell’opera “Manon Lescaut”. Non era contento né delle situazioni drammatiche, né del linguaggio, che gli sembrava vecchio. Giulio Ricordi chiamò Illica per aggiustare il libretto e così nacque la prima opera pucciniana di successo internazionale. Anche se il libretto fu pubblicato anonimo, il contributo di Illica fu così importante da farlo scritturare per le opere successive di Puccini insieme a Giuseppe Giacosa, un poeta tranquillo che serviva a mitigare l’irruenza e la permalosità dei due giovani creativi.
Da questa collaborazione nacquero tre dei più grandi capolavori nella storia dell’opera italiana: “La Bohème” (1896) “Tosca” (1900) e “Madama Butterfly” (1904). Sono in cima alla classifica delle opere oggi più rappresentate al mondo.
Nel frattempo Illica aveva scritto il libretto di “Andrea Chènier” per il compositore foggiano Umberto Giordano. L’opera è un inno ai valori della libertà, della fraternità e dell’uguaglianza e anche all’amore tra tutti gli esseri umani. Questi sono gli ideali a cui Luigi Illica sarebbe rimasto fedele per tutta la vita.
In totale Illica scrisse ottanta libretti di cui trentasei vennero musicati e rappresentati. Era capace di adattare il suo stile al temperamento e al gusto dei diversi musicisti per cui scriveva.
Per Mascagni creò i libretti dell’opera esotica “Iris” (1898), de “Le Maschere” (1901) dedicata alla Commedia dell’arte, e di ”Isabeau” (1911), una favola medievale ispirata all’ambiente di Castell’Arquato.
Già verso la fine del 1800 Illica lasciò la vita della città, ritirandosi dapprima a Cassano d'Adda vicino a Milano, e poi nella sua natia Castell'Arquato. Così il borgo medievale si trovava a ospitare i grandi compositori, tra cui Mascagni e Puccini, che raggiungevano il loro librettista per lavorare assieme.
Sognatore e patriota, quando scoppiò la prima guerra mondiale Illica partì come volontario a cinquantotto anni nell’artiglieria italiana. Un incidente lo costrinse a rientrare, e il 16 dicembre 1919 nella sua tenuta Il Colombarone in località Coste Orzate il poeta morì. È sepolto nel cimitero di Castell’Arquato in una tomba monumentale adornata da muse teatrali e maschere della Commedia.
Il Premio Illica fu fondato nel 1961 per commemorare il grande letterato e ogni anno Castell’Arquato lo ricorda con un festival artistico estivo dedicato al suo nome.
Oggi le sue opere liriche sono rappresentate in ogni continente del mondo.
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Il vassallo di Szegith [con F. Pozza] Musica di Antonio Smareglia; 1889
La Wally Musica di Alfredo Catalani; 1892
Cristoforo Colombo Musica di Alberto Franchetti; 1892
Manon Lescaut [con Domenico Oliva] Musica di Giacomo Puccini; 1893
Cornelius Schütt Musica di Antonio Smareglia; 1893
I Dispetti amorosi Musica di Gaetano Luporini; 1894
Le martire Musica di Spiro Samaras; 1894
Nozze istriane Musica di Antonio Smareglia; 1895
La Bohème [with Giuseppe Giacosa] Musica di Giacomo Puccini; 1896
Andrea Chénier Musica di Umberto Giordano; 1896
La Collana di Pasqua Musica di Gaetano Luporini 1896
La fonte di Enschir Musica di Franco Alfano 1898
Iris Musica di Pietro Mascagni; 1898
La Rosalba Musica di Emilio Pizzi, 1899
La colonia libera Musica di Pietro Floridia 1899
Tosca [con Giuseppe Giacosa] Musica di Giacomo Puccini; 1900
Anton Musica di Cesare Galleotti; 1900
Medioevo Latino Musica di Ettore Panizza; 1900
Le maschere Musica di Pietro Mascagni; 1901
Il cuore della fanciulla Musica di Crescenzo Buongiorno; 1901
Lorenza Musica di Edoardo Mascheroni; 1901
Germania Musica di Alberto Franchetti; 1902
Nadeya Musica di Cesare Rossi; 1903
Siberia Musica di Umberto Giordano; 1903
Madama Butterfly [con G.Giacosa] Musica di Giacomo Puccini; 1904
Eidos Musica di Giovanni Fronte, 1904
Cassandra Musica di Vittorio Gnecchi; 1905
Tess Musica di Frédéric d’Erlanger; 1906
Aurora Musica di Ettore Panizza; 1908
Il principe Zilah Musica di Franco Alfano; 1909
Héllera Musica di Italo Montemezzi; 1909
La Perugina Musica di Edoardo Mascheroni; 1909
Dorisse [con Paul Ferrier] Musica di Cesare Galeotti, 1910
Isabeau Musica di Pietro Mascagni; 1911
Giova a Pompei [con E. Romagnoli] Musica di A. Franchetti e U. Giordano; 1921
Giuditta Musica di Vittorio Gnecchi, 1953